Nel saluto occorre:

- Equilibrare il corpo in posizione di attesa;
- Ripartire il peso su entrambe i piedi, correttamente;
- Assicurare il massimo contatto col suolo;
- Stabilire la correttezza dell'asse vertebrale;
- Rientrare il mento e spingere il capo verso il cielo;
- Normalizzare la respirazione mantenendo la punta della lingua alla base degli incisivi superiori, alla base del palato;
- Decontrarre il viso;
- Lo sguardo è come osservare una montagna da lontano;
- Le braccia rilassate lungo il corpo in posizione naturale lasciando fluire questa sensazione fino alla punta delle dita;
- Lasciarsi pervadere da un senso di tranquillità e calmare lo spirito;
- Tutto ciò che succede attorno deve essere percepito senza però assumere una importanza perturbatrice;
- L'atteggiamento è forte ma senza rigidità, morbido ma senza rilasciamento o debolezza;
- Il mentale è ricettivo e creativo.


Citando il il Maestro Gichin Funakoshi: « Senza cortesia il valore del Karate va perso »
Rei pertanto ha un significato profonto e, collocato nella giusta dimensione, ha molti significati classificarlo solamente come: etichetta, rettitudine, rispetto, ma anche sincerità, gentilezza e cortesia è riduttivo.

Dal punto di vista formale il saluto può essere collettivo o individuale, effettuato in piedi (Ritsu Rei) o in ginocchio (Za Rei).
Al momento di entrare e di uscire dal 
Dojo bisogna salutare con un inchino rivolto alla "sede superiore" Kamiza e lo stesso inchino deve essere eseguito ogni volta che i praticanti si pongono di fronte per il Kumite o eseguono un esercizio di forma, il Kata. Il Karate-Do inizia e finisce con il saluto è una frase costante che il maestro dice ai principianti o ricorda a chi lo ha dimenticato.
E' un importante aspetto del modello di vita orientale, può essere identificato con la ritualità ed in particolar modo con l'etichetta e la cortesia da cui deriva la parola Reigi.
Il saluto in piedi deriva dal saluto consuetudinario giapponese e viene eseguito unendo prima i talloni, mantenendo il busto e la nuca ben eretti e portando le mani con le dita tese e serrate lungo le cosce; questa è la posizione di Mosubidachi, quindi si piega in avanti il busto di circa 30 gradi, la testa segue il movimento ma con lo sguardo in avanti a fissare l'orizzonte o colui che si ha di fronte; infine si torna in posizione eretta.
La tradizione vuole che lo sguardo non si abbassi troppo da non poter più controllare un eventuale pericolo, soltanto quando si è di fronte a qualcuno di cui si ha un grandissimo rispetto e la massima fiducia, ad esempio il proprio Maestro, solo allora l'inchino può essere più profondo, con lo sguardo più basso a manifestare la grande considerazione che si ha verso colui che riceve il saluto. Durante tutto il tempo del saluto va comunque tenuto un atteggiamento di Yoi, il saluto pertanto non va considerato come un momento di "pace" ma anche un momento di riflessione nel valutare colui che al quale è rivolto.

                                         

Le fasi de saluto Za Rei (saluto in ginocchio)

Quando sta per cominciare la lezione gli allievi, in posizione retta, si allineano per grado (il grado più alto all'estrema destra) lungo la "sede inferiore" del Dojo (Shimoza) mentre il Maestro è solito sedersi di fronte a loro nella "sede superiore" (Kamiza).
Dopo che il Maestro si è seduto nella tradizionale posizione (Seiza), l'allievo più anziano (Senpai) una volta controllato che tutti siano pronti da il comando Yoi quindi in un secondo tempo comanda con il termine Seizà di mettersi inginocchio.
La posizione di Seiza viene assunta a partire dalla posizione di Musubidachi, a scalare dal livello più alto al livello più basso portando il ginocchio sinistro e quindi quello destro a terra.
Sedersi nell'incavo formato dai talloni con il busto ritto, le ginocchia si devono tenere alla distanza di due pugni tra l'uno e l'altro, (per le donne le ginocchia sono chiuse) i gomiti, rilassati lungo i fianchi e le mani poggiano sille cosce all'altezza dell'inguine.
Dalla posizione di Seizà è possibile eseguire l'inchino detto Za Rei.
il viso si avvicina al terreno ed alle mani, poste come un triangolo, con le punte delle dita distese in avanti ed i pollici in squadra. Si poggia prima la mano sinistra e poi quella destra: un’eredità delle antiche tecniche marziali che permettevano ai samurai di sguainare agevolmente la spada in caso di necessità anche da una posizione così svantaggiata.

Per ritornare alla posizione di Musubidachi si devono eseguire i movimenti al contrario, pertanto: alzando il bacino da sopra i talloni, tenendo il ginocchio sinistro a terra, portare avanti la gamba destra appoggiando il piede corrispondente totalmente a terra e forzando sulla gamba destra alzarsi in posizione eretta riportando la gamba destra vicino a quella sinistra.

Anche in questo caso va mantenuto uno stato di assoluta vigilanza in quanto questa ritualità implica il rimanere sempre in posizione di Yoi.

Sequenza del rito del saluto

KIOTSUKE: (Attenzione) . A questo ordine tutti gli allievi si pongono nella posizione di MUSUBIDACHI e rispondono con convinzione al comando con YOI (Pronti). Dopo che il SENSEI (o l'istruttore) assume la posizione di seiza, il SENPAI (allievo più esperto nella pratica) da il comando di SEIZA; a questo punto tutti i presenti, uno ad uno, dal grado più alto al grado più basso, si siedono in posizione di seiza.

Solo in questo momento il capofila (SENPAI) pronuncia ad alta voce MOKUSO; tutti i partecipanti chiudendo gli occhi ed applicando la respirazione ricercano la concentrazione per liberare il corpo e la mente da tutti i problemi personali riguardanti la vita civile. Serve a ritrovarsi, qualdo inizia la lezione spesso portiamo in noi ancora gli stati emotivi "esterni", attraverso Mokuso la mente entra in sintonia con il corpo, si prepara alla ricerca interiore, "Pulisce" la mente portandola ad un livello molto alto di consapevolezza e pronta alla pratica di ricerca. Uno dei momenti di questa cerimonia si esprime nell'immobilità fisica e nel silenzio, ascoltando il propio cuore pulsare si rilassa la mente e il corpo non dimenitchi della posizione di Yoi!.

 Nella terza fase il SENPAI da l' ordine SOGENI REI; questo saluto è rivolto da tutti i partecipanti la lezione verso l'ambiente e allo spirito residente nel DOJO.

Nella quarta fase il SENPAI pronuncia il SENSEI NI REI (Saluto al Maestro) e tutti insieme si inchinano salutandosi reciprocamente.

Nella quinta fase il SENPAI lancia il saluto OTAGAI NI REI; questo è il saluto reciproco tra tutti i praticanti che simboleggia l'unità, l'uguaglianza ed esprime il rispetto che si deve al prossimo.

Tutti gli allievi pronunciano infine ONEGAI SHIMASU   (Per favore insegnami o aiutami), esortazione con cui si invita il maestro affinchè impartisca i suoi insegnamenti tramandati dalla propria scuola.

Al termine della lezione si ripete tutta la sequenza, ma nel terminare l' ultima fase invece di pronunciare ONEGAI SHIMASU, gli allievi tutti assieme ad alta voce pronunciano ARIGATO GOZAI MASHITA (Grazie per quello che hai fatto, per l'insegnamento ricevuto)